Una lunga storia di impegno da cui ne sono gemmate altre molto importanti. Al centro le persone, con le loro domande, bisogni inespressi, diritti non tutelati, sempre soggetti di dignità e di libertà da garantire e proteggere
A cura di Sara Caramaschi – ricercatrice post-doc nell’area di Scienze Sociali del Gran Sasso Science Institute (GSSI)
Nata a Torino nel 1965 e fondata da don Luigi Ciotti, il Gruppo Abele (http://www.gruppoabele.org/) è un’associazione Onlus e Ong che orienta il lavoro quotidiano delle sue oltre quaranta attività attorno a tre macro-questioni: responsabilità e impegno, diritti e giustizia sociale. Si tratta di servizi a bassa soglia, comunità per persone con problemi di dipendenza, spazi di ascolto e orientamento, progetti di aiuto alle vittime di tratta e ai migranti e uno sportello di mediazione dei conflitti.
Accanto a questi servizi, per saldare all’accoglienza la dimensione culturale, sono nati negli anni un centro studi e ricerche, una biblioteca, un archivio storico, una libreria, due riviste (Narcomafie e Animazione Sociale). Il Gruppo anima, inoltre, progetti di cooperazione allo sviluppo in Africa e un consorzio di cooperative sociali che fornisce lavoro a persone con storie difficili alle spalle.
Dall’impegno del Gruppo per rimuovere tutto ciò che crea emarginazione, disuguaglianza ed esclusione sociale sono nate nel 1982 il CNCA (Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza) e nel 1986 la LILA (Lega italiana per la lotta all’Aids). Il Gruppo Abele è anche noto per aver dato il via nel 1995 all’esperienza di Libera, l’associazione per la lotta alle mafie.
La storia e l’eredità importantissima delle attività del Gruppo sono tali da farci riflettere sull’evoluzione delle problematiche e delle necessità delle persone e su come ancora oggi sia cruciale concentrarsi su lotta alla povertà, giustizia sociale e sul ruolo dell’economia nella società contemporanea.
Marianna Nacca, referente politica del Gruppo Abele, è la persona che abbiamo incontrato a settembre e che ci ha trasmesso la passione e l’impegno di chi è parte attiva nei processi di sostegno a chi affronta un momento difficile, accompagnandolo in un percorso per recuperare un posto nella società che lo ha messo ai margini, e a chi fa cultura e propone azioni concrete di cambiamento dando voce a chi non ne ha. Il fine delle iniziative del Gruppo Abele sono le persone con le loro domande di sapere, bisogni inespressi, diritti non tutelati, sempre considerate soggetti di dignità e di libertà da garantire e proteggere.
Con Marianna ci confrontiamo anche sulla realtà torinese, dove nuove povertà, disuguaglianze e malessere di diversi strati sociali sono il sintomo più evidente della difficoltà di un territorio in ripiegamento e contrazione. Torino come metafora dell’Italia, una città la cui parabola discendente ha portato a un peggioramento delle condizioni di vita in diverse aree. È questo il contesto locale in cui si muove l’impegno del Gruppo Abele che da 55 anni è accanto agli ultimi, gruppi sociali dai bisogni insoddisfatti e spesso ignorati dalla politica e dalle politiche pubbliche. Marianna ci racconta come il lavoro del Gruppo Abele sia riuscito a produrre cambiamento e a smuovere le coscienze, rendendo consapevoli le persone rispetto a ingiustizie ed esclusione.