Costruire un mondo migliore partendo dalla condivisione, dall’inclusione e dalla conoscenza. Un lavoro attento, quello della fattoria sociale Orti del Mediterraneo, a volte invisibile, ma fondamentale per fondare una nuova società basata sullo stare insieme e sul riconoscersi come parte di un tutto. Così come accade per le api operaie di cui la fattoria si occupa
A cura di Valeria Pica – ricercatrice post-doc nell’area di Scienze Sociali del Gran Sasso Science Institute (GSSI)
Sulle colline di Misterbianco, piccolo comune del catanese, si trova la Fattoria Sociale Orti del Mediterraneo che opera su un terreno confiscato alla mafia e affidato alla Cooperativa Energ-etica Catania. Claudia Cardillo, la responsabile del progetto, ci racconta con grande trasporto e una coinvolgente energia come questo progetto superi la tradizionale rappresentazione simbolica del ripristino della legalità e si sia affermato nel tempo come uno strumento fondamentale di inclusione sociale e professionale, garantendo una diversificazione dei servizi e dei prodotti dell’azienda agri-sociale.
Orti del mediterraneo nasce nel 2017 grazie al sostegno di Fondazione con il Sud e la Fondazione Peppino Vismara, aderendo subito all’Associazione Nazionale BioAgricoltura Sociale, alla Rete Fattorie Sociali Sicilia e collaborando con l’Associazione Italiana Educazione Sanitaria sezione Sicilia (A.I.E.S.), si pone come un parco tematico inclusivo, aperto a tutti i cittadini e integrato con un’attività agricola di produzione, di trasformazione e commercializzazione di prodotti con marchio etico e biologico.
In particolare, a Misterbianco è stato creato un luogo di inserimento sociale e lavorativo per i soggetti deboli, ragazzi drop out e inoccupati, che hanno trovato in questa realtà – definita dai promotori come una “utopia concreta” – un canale di comunicazione privilegiato. L’attenzione ai soggetti deboli di cui si occupa il progetto si realizza in modo rilevante nel lavoro delicato e attento svolto con i ragazzi affetti da autismo che si sviluppa lungo due direttrici principali: la valorizzazione di un terreno confiscato alla mafia per un uso sociale ed educativo (grazie a uno spazio attrezzato di fruizione per tutta la comunità locale) e lo sviluppo di una specifica linea produttiva della “fattoria sociale” promossa dalla Cooperativa Sociale Energ-etica Catania (che consiste nella produzione, nella trasformazione e vendita dei prodotti derivati dal miele e dalla canapa). Claudia ci racconta anche di come hanno cercato di avvicinarsi all’autismo per comprenderne le dinamiche e utilizzare l’approccio migliore possibile con i ragazzi che stanno partecipando alle loro attività. Inoltre, grazie al libro Una mente diversa di Federico De Rosa si sono resi conto di come l’autismo non sia un errore da correggere, “ma una diversità che si può capire e apprezzare”.
Il progetto ha portato, quindi, alla formazione di capitale sociale e di percorsi di inclusione socio-lavorativa di soggetti svantaggiati e di giovani inoccupati coinvolti nei processi produttivi della fattoria soprattutto per l’estrazione della pappa reale e della lavorazione dei semi di canapa. L’obiettivo primario, quindi, è la formazione di soci-lavoratori attraverso la cura degli orti a tema e di “colline della legalità” dove i cittadini e le imprese sociali sono soggetti attivi e co-costruttori delle azioni e dei servizi di rigenerazione urbana. Infatti, l’iniziativa avviata dalla Fattoria sociale ha coinvolto negli anni altre 80 imprese agricole, 30 organizzazioni no profit, enti locali, centri di ricerca scientifica dell’Università di Catania e del CNR, che hanno creato così una rete di solidarietà, prima ancora di una rete professionale, capace di sviluppare una nuova consapevolezza partendo dal lavoro di educazione svolto insieme agli studenti sia di scuola primaria sia secondaria e soprattutto ai giovani con disturbi dello spettro autistico che possono vivere un’esperienza di vita intensa e al tempo stesso immaginare un futuro sostenibile, etico e condiviso.