Una realtà nata da un gruppo politico attivo nel Municipio VIII di Roma che nel tempo ha coinvolto tantissime persone, in particolare donne migranti di nazionalità bangladese che, iniziando a partecipare alle attività, hanno determinato l’evolversi delle stesse
A cura di Carmen Silipo – team di ricerca
L’Associazione Che Guevara (https://associazionecheguevara.wordpress.com/)è una APS, attualmente costituita da 40 associati, che si pone obiettivi di solidarietà e integrazione culturale e sociale, rivolgendosi ai profughi, migranti e persone in condizione di indigenza.
Nata formalmente nel 2013, le attività prendono avvio nel 2006, quando un gruppo di Rifondazione Comunista del Municipio VIII di Roma organizza sistematicamente attività sociale sul territorio, leggendone trasformazioni e bisogni emergenti, in particolare di integrazione delle comunità immigrate.
Si dà avvio alla scuola di italiano per stranieri, che prende subito piede, coinvolgendo persone esterne al partito – fra loro molti insegnanti delle scuole del Municipio – e, quindi, si pone l’esigenza di uno strumento organizzativo che rispecchi le diverse anime. Nasce, così, l’Associazione di Promozione Sociale “Che Guevara”, che mantiene nel nome la sua radice di intervento sociale e politico.

Nel 2018, l’Associazione Che Guevara, consolidata la sua attività nel Municipio, comincia a guardare anche alla Città, cogliendo la sollecitazione a costruire un blocco sociale di cui è attore centrale anche la Rete dei Numeri Pari. Dalla condivisione di obiettivi e pratiche nasce, quindi, l’iscrizione dell’Associazione alla Rete.
Oggi la scuola di italiano – cui si affianca uno sportello di sostegno allo studio – è frequentata da persone di età diverse e ha risposto all’emergenza Covid adattando le sue attività anche on-line.

Particolarmente significativo è il ruolo delle donne, soprattutto di nazionalità bangladese, come racconta Luca Fontana nell’intervista: “Tieni conto che alcune di loro arrivano che sono spose bambine, vivono chiuse in casa e già il fatto di venire in un luogo altro da casa, a imparare qualcosa per farle comunicare con altri, ha messo in moto in quel primo nucleo di donne … ha fatto girare la voce “a guarda, quello è un posto in cui si può stare” e, quindi, poi sono arrivati anche i bambini”.

Oggi queste donne sono parte attiva dell’Associazione, e hanno determinato lo sviluppo di diverse attività: la collaborazione con il collettivo Donne Contro che ha poi portato all’incontro con il centro antiviolenza Casale Rosa; l’avvio di un corso di Autodifesa per donne e, più recentemente l’apertura della Biblioteca Goliarda Sapienza – oltre 1.000 titoli, con una sezione in lingua bangla – e il laboratorio di sartoria Il Filo di Arianna, rivolto a donne sia italiane che straniere, richiesto espressamente dalle donne, per dotarsi di strumenti di autonomia e ridefinire anche il loro ruolo all’interno della famiglia. In un Municipio che registra la più alta concentrazione di occupazioni abitative, l’Associazione si è subito relazionata con queste realtà: oltre alla partecipazione degli occupanti stranieri alle attività di integrazione, i volontari hanno animato le reti di distribuzione solidale di beni essenziali, soprattutto durante l’emergenza Covid.